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Dodici anni di attesa si sono sciolti in un abbraccio all’aeroporto di Malpensa. Protagoniste, una donna sudanese residente nella provincia di Cuneo e sua figlia, rimasta nel Paese d’origine durante la guerra civile.
La madre era fuggita nel 2012, dopo aver messo in salvo la bambina di 7 anni, iniziando un lungo viaggio che l’aveva condotta attraverso il deserto, fino alla prigionia in Libia, e infine in Europa. In Italia, accolta in una casa-famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha avviato un percorso di integrazione.
Il ricongiungimento è diventato possibile a settembre, al termine di una complessa procedura legale seguita dalla Croce Rossa di Cuneo, in collaborazione con le sedi di Torino e Roma, le ambasciate e alcune organizzazioni religiose che si prendevano cura della ragazza nei pressi di un campo profughi.
«Il percorso di ricongiungimento familiare si è rivelato complesso, ma non impossibile» spiega Giuseppe Renda, responsabile dell’ufficio Ricerche, Restoring Family Links e protezione della Cri di Cuneo.
Un traguardo che segna la fine di una lunga separazione e l’inizio di una nuova vita insieme, resa possibile dalla sinergia tra istituzioni, volontari e associazioni internazionali.
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